“Clima ed Apicoltura” è stato il tema centrale del convegno di Mielinumbria 2019 svoltosi Sabato 16 Novembre nella sede di palazzo Trinci a Foligno. Vincenzo Panettieri organizzatore dell’evento ha condotto il dibattito in cui sono stati discussi i risultati delle ricerche dei dottori universitari e le esperienze dei portavoce delle associazioni di apicoltori. Un messaggio è sorto all’unisono tra i relatori dell’evento diretto alle amministrazioni a tutti livelli territoriali: è importante proteggere l’ape per proteggere l’ambiente, per cui l’apicoltura ha bisogno di essere tutelata e soprattutto aiutata per il benessere del nostro paese.
Stagione 2019 da dimenticare
Normalmente nel periodo primaverile le api svolgono le attività di bottinaggio, visitando i fiori raccolgono il nettare e polline per immagazzinare le scorte. Gli eventi meteorologici di Maggio 2019 con temperature invernali e abbondanti piogge hanno compromesso il volo delle api e costretto gli apicoltori ad aiutare gli alveari nutrendo le famiglie per farle sopravvivere.
Una situazione drammatica che ha creato un effetto domino su tutti i livelli della produzione di miele: dai costi non prevedibili per il sostentamento delle famiglie di api, al blocco della produzione di miele con quantitativi inferiori dell’80% alla media e per questo le richieste di mercato sopperite da importazioni di mieli esteri a basso costo, hanno messo in allarme gli apicoltori Umbri.
Sebbene l’ape sia un insetto che vive sul nostro pianeta da milioni di anni ed anche quest’anno è riuscito ad adattarsi e sopravvivere, si è reso però necessario analizzare i fenomeni meteorologici degli ultimi trenta anni come un insieme di eventi che segnalano il cambiamento climatico delle nostre regioni infatti già nel maggio 1993 si era verificata una situazione simile a quella attuale, così anche negli ultimi anni le stagioni non hanno visto un andamento secondo la media.
Agricoltura ed Apicoltura in Umbria
Grazie ad antichi manuali già dal 1624 è stato possibile avere la prima descrizione dell’Ape Umbra caratterizzata da particolari morfologici e attitudinali distintivi per cui si stanno pianificando iniziative per assegnare agli apicoltori della nostra regione un ruolo importante come custodi dell’Ape Ligustica Umbra.
E’ quindi importante salvaguardare l’intera variabilità biologica: di geni, specie, nicchie ecologiche ed ecosistemi a partire da una cooperazione tra agricoltura ed apicoltura. Due settori che sono complementari e possono aiutarsi reciprocamente e che invece sono sempre più spesso in contrasto.
In Umbria, dove l’apicoltura ha un carattere “povero”, rispetto alle altre regioni d’Italia, in termini di quantitativi di varietà floreali, le coltivazioni di girasole hanno da sempre aiutato le api e gli apicoltori a produrre miele durante i mesi estivi.
L’introduzione di semi di girasole OGM che massimizzano il profitto oleico a discapito della fertilità degli stessi non permettono alle api di bottinare più su questa specie floreale e quindi di cercare altrove il nettare con scarsi risultati. E’ quindi emerso durante il convegno, quanto sia importante ritornare ad essere custodi dei semi delle piantagioni autoctone che meglio si adattano ai luoghi e alla produzione dei nutrimenti a favore degli insetti impollinatori.
Le amministrazioni hanno previsto negli anni piani di sinergia tra i settori favorendo la coltivazione di piante mellifere e leguminose, con risultati che non hanno migliorato la situazione esistente sia per l’utilizzo di semi non autoctoni sia per la difficoltà da buona parte dei richiedenti, di accedere ai fondi. Altre incompatibilità, sono state evidenziate,dall’uso dei trattamenti in agricoltura per eliminare i parassiti e piante “infestanti”, in quanto è stato riscontrato quanto questi creino disorientamento negli insetti e lo spopolamento delle arnie: talvolta le stesse piante infestanti sono quelle utili a mantenere la biodiversità che aiuta gli insetti pronubi come l’ape a mantenere il ciclo vitale dell’ecosistema.
Questi sono solo alcuni dei problemi che devono essere risolti per la convivenza dei due settori, e che devono far riflettere ogni individuo perché agricoltura e apicoltura sono alle basi della catena alimentare di ogni essere vivente del nostro pianeta, e sono sempre più compromesse a causa della competizione dei prezzi di mercato e della massimizzazione delle vendite.
Effetti dei cambiamenti climatici
I cambiamenti climatici registrati negli ultimi anni come:
- Aumento delle temperature
- Diminuzione delle piogge annuali
- Repentine piogge torrenziali
- Aumento della siccità
- Desertificazione
- Erosione
- Incendi
hanno portato a:
- Cicli biologici e lunghezza della vita ridotta degli insetti: la fertilità delle api regine diminuisce con il freddo così come la vita media di un ape operaia.
- Comportamenti: il volo durante le ore di massimo picco del sole sono diminuite, quindi un tempo ridotto di bottinaggio.
- Malattie e parassitosi: oltre alla Varroasi introdotta dall’uomo in Italia negli anni ’80, si riscontra un aumento del Nosema ceranae che sono le cause maggiori di spopolamento e morte delle famiglie di api.
- Scarsità di risorse nettare e polline per l’ape con conseguente calo dell’attività di impollinazione ed una forte riduzione della produzione di miele e polline
Questi sono gli effetti del clima che gravano sulle condizioni dell’ape in natura che è ormai ritenuta la sentinella del benessere dell’ambiente, sono motivi per cui non solo gli apicoltori devono essere allarmati per la conduzione degli apiari, è una questione che coinvolge tutta la popolazione. Gli apicoltori hanno bisogno di aiuti su tutti i fronti, dalla manodopera specializzata all’interesse dell’opinione pubblica, ma anche aiuti economici per il sostentamento nutritivo delle api, ormai necessario più che in passato.
Basti pensare che In altri paesi al di fuori dell’Italia l’apicoltura svolge un ruolo importante soprattutto per il servizio di impollinazione che supera economicamente il valore della produzione di miele, quest’ultimo considerato un prodotto secondario dell’attività svolta dalle api, è facile capire che grazie alle attività delle api che favoriscono la crescita di frutti e semi sarebbe più facile contrastare le azioni di desertificazione ed erosione del territorio ma anche favorire le produzioni agricole di frutteti e cereali.
Mercati e gestione dell’apiario
In un anno in cui l’apicoltura è stata compromessa da fenomeni meteorologici avversi, la richiesta di miele da parte dei mercati è rimasta costante, per cui è stato necessario importare miele dai paesi esteri per soddisfare la domanda. Per mantenere un prezzo di mercato adeguato il miele è stato importato a basso costo da paesi come China, Ungheria, Romania dove i controlli sanitari sulla filiera differiscono da quelli italiani, che richiedono parametri con alti standard per preservare la qualità. In questo modo il miele italiano è opportunamente miscelato con altri mieli e venduto sugli scaffali della grande distribuzione, alterando la qualità del prodotto e creando una lotta di prezzi, così bassi che per i piccoli apicoltori è difficile se non impossibile competere con questo sistema e quindi avere guadagni sufficienti per poter coprire i costi di gestione.
A questo si aggiunge un trattamento fiscale inadeguato dell’apicoltura per cui le api sono inquadrate ciecamente come animali da cortile senza prendere in considerazione il suo ciclo biologico e l’importantissima azione di impollinazione che svolge oltre alle aree di confine del terreno in cui risiede l’arnia. L’equiparazione dell’ape come animale da cortile che pascola su un terreno recintato non è sostenibile per cui diventa sempre più difficile mantenere le arnie o iniziare una nuova attività apistica per i giovani imprenditori. In questa lotta di costi e ricavi ci si chiede se gli apicoltori verranno ascoltati quando le api non ci saranno più?
Quanto un apicoltore può influire sul clima e sulla Biodiversità?
Molto, è la risposta che darebbe qualsiasi apicoltore che non potrebbe mai smettere di praticare questa attività una volta conosciuto il suo valore fondamentale per l’ecosistema del nostro pianeta.
Dovrebbe essere da esempio l’aiuto importante che è stato dato da agricoltori virtuosi umbri che hanno ascoltato gli apicoltori in difficoltà e nel mese di Agosto 2019 hanno coltivato subito dopo la mietitura il Grano Saraceno: una pianta mellifera con un ciclo vitale breve ed anche un cereale senza glutine.
Per cui gli apicoltori chiedono alle amministrazioni del settore che gli aiuti non siano solo di pochi volontari ma di stabilire strategie di sostegno con il Piano di Sviluppo Rurale (PSR) e che questo contribuisse di più per le attività di nutrizione delle api invece che solo per le attrezzature per svolgere l’attività di apicoltura, ed inoltre rivedere l’imposizione fiscale IRAP che ai nuovi apicoltori non permette un’agevole avvio dell’attività apistica con leggi ormai obsolete vedi Circ.Min. Finanze n°141/E del 1998.”
Qualche idea è già stata discussa all’interno delle Associazioni di Comuni Umbri che si sono riunite al fine del miglioramento dei pascoli, rotatorie, e scarpate prevedendo in queste aree la coltivazione di specie floreali mellifere così come la piantumazione di nuovi viali alberati.
E’ importante informare e sensibilizzare il consumatore finale sul processo di produzione del miele e garantire un prodotto di qualità eccellente per cui sono state effettuate ricerche dagli istituti zooprofilattici del centro Italia per campionare il miele italiano della Tuscia Viterbese al fine di tarare gli strumenti di test ed avere dei parametri base per analizzare i mieli di importazione.
In conclusione si sente il bisogno di creare sinergie e punti programmatici tra le associazioni del settore apistico umbro per rappresentare con un fronte compatto le necessità alle amministrazione locali fino ai vertici di governo.
Tommaso Pagliaricci masisoft.it per Naturalmiele